I Sofisti: Protagora - Gorgia

I Sofisti

Chi sono i sofisti?

I Sofisti possono essere considerati i primi insegnanti a pagamento della storia.

Con i sofisti l'esercizio del sapere inteso come, quel bagaglio culturale indispensabile per emergere nella contesa politica divenne un mestiere, acquisivano una mentalità aperta e cosmopolita.

Il termine sofista significa letteralmente "sapientissimo" nel linguaggio di oggi non ha un'accezione positiva, qualcosa di artificioso “sofisticati”.

Insomma del significato di questo termine sembra un essere confluite delle connotazioni negative. Del movimento sofistico del quinto secolo non ci resta pertanto nessuna opera integrale ma possiamo fare riferimento solo a pochi frammenti e alla testimonianza platonica che, pone gravi problemi di interpretazione. 

I due esponenti più significativi  della sofistica erano Protagora e Gorgia (E i loro successori Prodico, Ippia e Antifonte)

Il progetto educativo dei sofisti

I sofisti esprimevano un'inedita libertà di spirito e l'attitudine a utilizzare in modo spregiudicato la ragione in tutti gli ambiti. Il loro fine principale è quello del sapere inteso come unico fondamento della virtù. La virtù non è più quella guerra ma la nuova virtù coincideva essenzialmente con la capacità di vivere in società e saper partecipare ai pubblici dibattiti e di essere in grado di convincere gli altri della propria idee. 

Una virtù dunque che da una parte comporta il confronto civile e politico e dall'altra la padronanza ampia è sicura del linguaggio della parola. 

I sofisti miravano a formare i giovani mirando a offrire loro un sapere che abbia un risvolto pratico ed operativo, in una parola si impegnano ad addestrare la contesa arte politica.

Protagora 

L'uomo come criterio di giudizio della realtà

Protagora è il pensatore più originale del movimento famoso in tutta la Grecia per la sua straordinaria eloquenza, a lui la tradizione attribuisce l'affermazione secondo la quale "L'uomo è misura di tutte le cose; delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono."

Il potere della parola

Secondo Protagora tale criterio è rappresentato dall’utile, inteso come ciò che si concorda essere il bene del simbolo della comunità. 

In tale ottica la parola gioca un ruolo di fondamentale importanza come strumento per raggiungere il consenso.

Protagora afferma di perseguire l'utilità comune che indirizza l'insegnamento della retorica cioè l'arte di persuadere l’uditorio mediante un linguaggio chiaro, semplice e convincente.

Gorgia

La frattura tra il linguaggio e le cose

Il relativismo dei valori comportava come conseguenza inevitabile la possibilità di avere due o più punti di vista differenti sul medesimo avvenimento. In breve il linguaggio non si identifica più come aveva detto Parmenide con l'essere, tra linguaggio e le cose si pone in insanabile frattura.

Gorgia sostiene che non esiste nulla di oggettivo. 

Gorgia asserisce che l'essere non esiste, che se anche esistesse non potremmo conoscerlo, se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato  attraverso le parole e che la credibilità delle affermazioni viene ancorata alla forza persuasiva delle parole.

Il linguaggio è un gioco che affascina e conquista, è una forza ammaliatrice che permette di illuminare e influenzare i sentimenti degli uomini.

Una visione tragica dell'esistenza

Per Gorgia l'esistenza è irrazionale e misteriosa e gli uomini non sono liberi ne responsabili, ma soggiogati dalle forze ignote incontrollabili —> il fato, il caso e le passioni, anche la forza persuasiva delle parole. 

L'encomio di Elena: l'intento dell'orazione è quello di dimostrare l'innocenza di Elena, la conclusione è che Elena non può essere condannata essendo il suo comportamento frutto di un condizionamento che la priva del libero arbitrio e pertanto ne esclude la responsabilità.

Gli sviluppi della sofistica

Con Gorgia la sofistica raggiunge i suoi estremi in quanto perviene da una visione nichilistica, che non solo nega la possibilità di conoscere la realtà in modo oggettivo ed universale ma non ammette pure che ci possano essere conoscenze e discorsi utili.

Allora non resta altro che concentrare l'attenzione sul linguaggio e tutta la sua forza persuasiva ovvero sulla sua efficacia nel conquistare il consenso degli ascoltatori.

Prodico di Ceo, oratore politico ed educatore, ebbe un interesse particolare per l'etimologia delle parole, riteneva infatti che le parole avessero un origine convenzionale, che nascessero da un accordo dei popoli sui nomi da attribuire alle cose.

Considerava il mondo umano come frutto della cultura.

Ippia,Antifonte e Trasimaco: il tema delle leggi 

Ippia e Antifonte in base alla legge di natura gli esseri umani sono tutti uguali mentre le leggi e le consuetudini sociali mettono in atto ogni sorta di discriminazioni e ineguaglianza.

Per Trasimaco le leggi non sono altro che strumenti di cui i gruppi più forti si servono per garantire i propri interessi a scapito dei più deboli.

Dalla retorica alla eristica 

Gli epigoni della sofistica operano una trasformazione della retorica all’ eristica che in greco significa interamente “arte di battagliare (con le parole)” al fine di ottenere una vittoria sull'avversario.










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