Socrate e la cultura del dialogo

Socrate e la cultura del dialogo

Il contesto in cui vive e opera Socrate

Anziché portare un contributo alla chiarificazione delle idee in un'epoca di incertezze la sofistica con il suo relativismo erose definitivamente le antiche certezze.

È in questo difficile clima che vive ed opera Socrate, il quale da un lato si propone di combattere le posizioni relativiste della sofistica dall'altro deve subire l'ostilità delle classi conservatrici. 

Un esempio di diffidenza verso la filosofia è la commedia “Le nuvole” di Aristofane in cui Socrate è rappresentato come un personaggio strano, dedito a inutili ricerche di carattere naturalistico.

Una figura straordinaria

Socrate non scrisse nulla e dunque non lasciò testimonianza diretta di sé.

Tuttavia abbiamo molte testimonianze indirette tra cui spicca quella di Platone che fu suo discepolo e può considerarsi la fonte più attendibile ed interprete del pensiero del maestro. Socrate  fu anche protagonista di altri scritti, dei discorsi socratici, ci sono pervenute inoltre brevi considerazioni nella metafisica di Aristotele vissuto parecchi anni dopo, che non aggiungono nulla di sostanziale a quando troviamo in Platone.

Dal complesso delle fonti citate si ricavano una notevole quantità di informazioni su Socrate a partire dell'aspetto fisico per continuare, l’esposizione del pensiero e la descrizione di una vita dedita all'educazione dei giovani alla riflessione.

Il processo e la condanna di Socrate

Socrate fu messo a morte proprio durante il periodo della restaurata democrazia, la quale però era piuttosto fragile e priva dei grandi valori dell'epoca di Pericle. 

Egli fu condannato durante un periodo di crisi in cui il potere avvertiva come una grave minaccia le critiche di un personaggio popolare come lui.

Socrate fu accusato e riconosciuto colpevole di non onorare gli dei della sua città e di aver corrotto i giovani.

La morte come emblema di coerenza spirituale

La morte fu in un certo modo un sigillo estremo della grandezza spirituale di Socrate, egli trascorse serenamente in carcere quel periodo di attesa, conversando con gli amici, rifiutandosi di evadere secondo il  suggerimento di Critone.

La morte di Socrate può essere interpretata dunque come l'atto conclusivo e il drammatico coronamento di un'esistenza vissuta all'insegna del rigore morale e del perfezionamento interiore.

Una vita dedicata alla ricerca

Per capire il senso filosofico di questa morte dobbiamo ripercorrere l'itinerario spirituale socratico.

Inizia la sua ricerca recandosi presso gli uomini che avevano fama di grande Sapienza. 

Socrate è il più saggio perché sa di non sapere mentre gli altri mancano di tale consapevolezza e anzi spesso si vantano di sapere ogni cosa.

Socrate si sentì investito da una missione divina: scuotere gli uomini dal loro torpore spirituale, probabilmente Socrate è stato condannato anche per questa sua incalzante modalità di pungolare incessantemente gli uomini e costringerli a dubitare delle loro certezze.

Il fragile  governo democratico da poco ritornato al potere ad Atene non poteva mettere in dubbio le verità consolidate e la stessa religiosità tradizionale per affermare una nuova libertà è una nuova cura quella dell'anima.

La necessità di definire i termini

Socrate metteva in crisi coloro con cui dialogava, insinuando in loro il dubbio o più esattamente quell' attitudine tipica della filosofia a chiedere sempre che cos'è ciò.

Socrate insegnava anche allora accettare mai idee o giudizi senza prima essersi interrogati a fondo sul loro significato.

Metodo socratico

Il metodo Socratico si compone di due momenti fondamentali uno non critico e negativo l'ironia e l'altro costruttivo è positiva la maieutica.

Ironia socratica consiste nel demolire l'attesa dell'avversario attraverso una strategia molto abile che si basa sulla simulazione e sulla finzione.

Con la maieutica, Socrate intendeva risvegliare nell'interlocutore il gusto della ricerca e della verità che a suo avviso si trova già nell'anima di ognuno.

Il compito che Socrate si attribuiva può essere così sintetizzato: Socrate non poteva proporre nuove conoscenze, la sua missione consisteva nell'esaminare e nel mettere alla prova i giovani, il contesto educativo in cui questa missione si esplica era quello del dialogo tra amici ed era necessario che ci fosse fiducia reciproca ed una comune aspirazione alla verità.

Conversazione filosofica

In definitiva Socrate concepiva la sua missione come un invito a ragionare. Quello che proponeva non era un sapere raggiungibile in modo definitivo una volta e per sempre ma piuttosto un tipo di conoscenza che ti conseguiva Inferiorità della propria anima e le conduceva la consapevolezza di se stessi e dei propri limiti.

Il ruolo di Socrate non era quello del saggio o del maestro ma era quello di aiutare a riflettere e trovare una soluzione personale ai problemi.

La nuova Concezione della virtù

Il progetto socratico mette capo più a un metodo e a un'attività che ha un sistema compatto di nozioni conoscenze, il termine virtù tende ad acquistare un carattere più generale che tende a dare un significato di carattere superiore che Orienti, coordini e porti a sintesi le virtù particolari.

Convinzione di Socrate e appunto che le singole virtù non bassina per realizzare una vita davvero soddisfacente e che sia necessario raggiungere una visione unitaria delle Virtù che si identifica con la filosofia stessa 

La virtù è conoscenza 

Socrate afferma che chi conosce il bene non può commettere il male, ritenendo che la virtù morale derivi dalla retta consapevolezza del bene. La posizione di Socrate venne spesso classificata con la settica formula di intellettualismo etico. 

Socrate doveva essere una persona rigorosa ed equilibrata che con ogni probabilità era arrivata ad un perfezionamento psicologico orale tale da non avvertire il conflitto tra la ragione e gli istinti.

Grazie alla sua integrità morale Socrate può sostenere che la virtù è conoscenza, riferimento a un sapere concepito come continua ricerca e riflessione su ciò che è bene fare per se stessi e per la comunità.

La virtù come obiettivo della filosofia

Essa diventa l'obiettivo principale della filosofia intesa come realizzazione condivisa di quella ricerca razionale che può illuminare e guidare le azioni degli uomini.

La cura dell'anima

Per i filosofi presocratici la psiche equivaleva all'ultimo respiro o soffio vitale esalato dal morente, soltanto con Socrate che psiche diventa anima, —> cioè vita interiore, centro dell'agire morale. Socrate l'anima —> è la dimensione più profonda dell'uomo e la sua personalità morale guardando nell'anima l'uomo scopre ciò che veramente è bene fare.

Il demone socratico è stato variamente interpretato dai critici—>  come la voce della coscienza etica e civile dell'uomo o come una guida interiore trascendente divina.

Socrate vede qui nella cura dell'anima la più importante delle attività umane per il semplice motivo che è l'anima ciò che qualifica uomo come tale.

Socrate mentre è nel carcere ateniese, attende la morte con straordinaria calma e serenità.

Socrate lascia in eredità alla filosofia occidentale la prima concezione dell'anima come centro della personalità morale dell'uomo. Una cura dell'anima intesa come un compito intellettuale e morale essa si realizza attraverso la ricerca senza fine ed attraverso la condotta pratica della vita. 































































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